Sfida 3: Competenze

Mentre tutti noi nel quotidiano iniziamo a confrontarci con strumenti di Intelligenza Artificiale (e.g. dalle chatbot agli assistenti virtuali, fino a sistemi automatizzati di calcolo e di gestione del traffico), si registra una diversa familiarità nel suo utilizzo nei contesti professionali o nella Pubblica amministrazione. [1]

Il mondo del lavoro è interessato da una profonda trasformazione e nel breve periodo assisteremo ad una evoluzione delle professioni: ne nasceranno di nuove mentre quelle esistenti verranno ampiamente modificate con l’introduzione di nuovi processi e metodologie [2].

Sarà necessario far sì che le persone siano in grado di progettare e sviluppare sistemi e applicazioni di IA, anche in diretta e profonda collaborazione con la ricerca e i grandi operatori della tecnologia.

Allo stesso modo sarà di fondamentale importanza coltivare e sviluppare le capacità necessarie all’interazione tra esseri umani e IA, che diventeranno sempre più complesse in virtù della possibilità di toccare il linguaggio, la gestualità, il corpo, le emozioni e le tante altre dimensioni espressive dell’umanità [3].

Il consolidamento delle competenze risulta pertanto cruciale per allinearsi ai grandi cambiamenti tecnologici e socio-economici a cui il mondo sta andando incontro, nell’ottica di riuscire a preparare giovani generazioni, ma anche gli adulti, a cogliere le future sfide.

Come si abilitano queste competenze? Diversi sono gli ambiti su cui agire: quello, più specifico, della formazione dei lavoratori pubblici e privati, sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta, quello più generalista, ma non meno importante, dell’alfabetizzazione di tutti al pieno utilizzo dei servizi digitali, e quello più avanzato della preparazione specialistica e transdisciplinare.

Nel secondo ambito, quello dell’alfabetizzazione, è importante aiutare le persone a comprendere cosa sia l’Intelligenza Artificiale, quali benefici può concretamente apportare e quali rischi comporta, per consentire loro di utilizzare al meglio i servizi offerti, infondendo nell’immaginario un approccio positivo e ottimistico ed evitando il rifiuto di ciò che è sconosciuto [4]. Inoltre, poiché la relazione con l’IA avviene in buona parte per mezzo di interfacce naturali - come il parlato, il testo scritto e i gesti -, è necessario “alfabetizzare” il cittadino con l’obiettivo di ridurre il gap di accesso a tali tecnologie.

Quest’ultimo punto, naturalmente, coinvolge in primis il sistema scolastico, che deve tener conto dei cambiamenti descritti al fine di rendere efficace la formazione dei cittadini e dei lavoratori del futuro. Allo stato attuale, e probabilmente ancora per molti anni, l’Intelligenza Artificiale sarà in grado di svolgere compiti piuttosto semplici. Già oggi, però, è importante che il sistema scolastico e quello universitario abilitino gli studenti al futuro in cui vivranno da adulti, quindi a sviluppare le capacità di problem solving, di analisi e sintesi delle informazioni, così come la capacità di formulare giudizi autonomi, di creatività, di interazione empatica, di utilizzo raffinato delle proprie capacità sensoriali e psicomotorie, ambiti in cui difficilmente le macchine faranno concorrenza agli esseri umani.

Emerge infatti con chiarezza che i modelli di conoscenza fondati principalmente sulla memorizzazione di nozioni e notizie non approfondite né sinteticamente elaborate e organizzate, e i metodi di insegnamento che privilegino la quantità di nozioni acquisite rispetto alla formazione critica dell’alunno, sono destinati a perdere progressivamente di importanza.

Per quanto riguarda il terzo ambito, quello della preparazione specialistica e transdisciplinare per i professionisti, pubblici e privati, che intendono lavorare nel mondo dell’IA, è importante privilegiare una formazione in contesti multidisciplinari, fornendo loro quelle competenze che sono fondamentali per comprendere appieno il significato delle soluzioni che verranno di volta in volta sviluppate e che saranno destinate ad avere impatti sulla vita delle persone.

Al momento, oltre a figure tecniche esperte di discipline specifiche come il machine learning e la data science, diventano fondamentali figure trasversali come psicologi, antropologi, sociologi e umanisti in generale, capaci di migliorare l’interazione tra l’IA e i suoi utenti, di comprendere appieno in che modo quest’ultima si possa inserire nei vari contesti della vita di ogni giorno, migliorandone le condizioni, e di stabilire interconnessioni significative tra le discipline, in modo da poter creare nuove generazioni di progettisti che siano in grado di ideare sistemi di eccellenza tecnologica che siano anche in grado di generare senso e tangibile aumento del benessere economico, culturale, sociale e psicologico.

Vi è attualmente una sproporzione tra la domanda di figure specialistiche nei settori delle tecnologie avanzate e disponibilità di competenze adeguate, sicché il settore privato è disposto a pagare stipendi altissimi per poter competere nel mercato dell’innovazione con il contributo dei migliori talenti. Una sfida della PA sarà quella di riuscire a trattenere ricercatori e professionisti pur non potendo competere con i livelli salariali offerti dal settore privato [5]. Le competenze interne alle amministrazioni rappresentano infatti un fattore determinante per l’introduzione equilibrata delle nuove tecnologie, per le quali è importante che le amministrazioni non si trovino ad essere dipendenti dai fornitori.

Nell’ottica di sviluppo delle competenze, dunque, non è possibile prescindere da meccanismi di formazione permanente e specialistica a tutti i livelli. È necessario integrare il dibattito relativo alla sostituzione della forza lavoro con un’analisi delle nuove esigenze di mercato e di come il miglioramento delle competenze dei lavoratori adeguatamente formati sui temi dell’IA possa impattare la qualità dei servizi e delle soluzioni offerte dal mercato e dalla Pubblica amministrazione.

Da un punto di vista formativo, indipendentemente dal livello scolastico o professionale, l’integrazione dell’IA nei programmi di apprendimento può contribuire ad aumentare le capacità umane, supportando il decision making e favorendo la possibilità di dedicarsi ad attività più specialistiche o maggiormente creative.

Uno degli obiettivi dell’Intelligenza Artificiale applicata ai sistemi cognitivi è proprio quello di aumentare le capacità umane. È necessario dunque sviluppare una consapevolezza profonda rispetto alle implicazioni degli inevitabili errori di programmazione e calibrazione di tali sistemi, che nell’esaltare alcuni aspetti delle informazioni disponibili potrebbero inavvertitamente deformarne l’importanza o il significato.

La Pubblica amministrazione, in quest’ottica, deve diventare “palestra di innovazione”: così come, grazie al Piano Industria 4.0 [6], le imprese sanno di dover implementare mezzi e competenze per stare al passo con il mercato, anche la PA, se non vuole perdere in capacità, competitività e attrattività, dovrà dotarsi di un piano che consenta di ampliare le competenze dei dipendenti pubblici e innovare i servizi digitali [7].

Note

[1]Hila Mehr, “Artificial Intelligence for Citizen Services and Government”, HARVARD Kennedy School - ASH Center for Democratic Governance and Innovation, 2017.
[2]Carl Benedikt Frey, Michael Osborne, “The Future of Employment: how susceptible are jobs to computerisation?”, The Oxford Martin Programme on Technology and Employment, 2013.
[3]Cfr. Sfida 9 “L’essere umano”.
[4]Cfr. Sfida 9 “L’essere umano”.
[5]Cade Metz, “Tech Giants are paying huge salaries for scarce AI talent”, The New York Times, 22- 10- 2017.
[6]Cfr. http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/industria40.
[7]In tale ottica sarà fondamentale concentrarsi non solo su formazione/aggiornamento del personale ma anche sulla capacità di attrarre e trattenere le risorse con competenze in grado di supportare l’adozione di soluzioni di IA nel settore pubblico.